Tradizione e storia dei piatti tipici italiani più conosciuti al mondo!
“Maccherone, m’hai provocato e io ti distruggo!”
È così che Alberto Sordi, in una delle scene più famose di “Un Americano a Roma”, esordisce rassegnato al fatto che i sapori di casa hanno sempre la meglio!
Questo la dice lunga sull’italianità, che non è una questione di origine perché a rigor di logica, pomodori, mais, caffè, peperoni, patate e molti altri prodotti importati sarebbero tagliati fuori a priori da questa etichetta. Il “tipico italiano” acquista delle connotazioni che vanno aldilà di ciò che è peculiare, caratteristico, riferito proprio ad un “tipo”. Esiste un modello che ci rappresenta nel mondo?
Direi che si tratta più di un modus operandi: è quella capacità costante nel valorizzare i metodi tradizionali rimanendo caparbi nell’innovazione. Ogni regione, città, paese o borgo d’Italia rivendica la propria cucina tradizionale, ovvero il proprio modo di cucinare un piatto. Entrando ancora più in dettaglio, se chiedessi a un italiano quale sia la sua cucina preferita, per la maggiore direbbe che è quella di casa propria o, per meglio dire, la cucina di mamma o di nonna!
Questo perché, nel Bel Paese, il cibo è una questione di sentimenti, di condivisione in famiglia e tra amici, un po’ come nelle scene di “Mangia, prega, ama” in cui Julia Roberts riscopre il tempo della tavola. Forse, è grazie a questo spirito di condivisione che alcuni piatti appartenenti alla nostra tradizione sono ormai il cibo di tutti, come la Pizza, comfort food più amato del globo e primo cibo più consumato e assieme ad essa il ragù della domenica, il Panettone a Natale, il Tiramisù: cibi ampiamente condivisi nel mondo ma che ci identificano perché legati fortemente a delle ricorrenze che scandiscono il tempo che passiamo in famiglia.
Di seguito, troverai un elenco dei piatti tipici italiani più o meno conosciuti, utile ai viaggiatori affamati di conoscenza o agli appassionati della nostra penisola. Potrai trovare spunti curiosi, aneddoti o idee per preparare insieme a qualcuno di speciale un menu della tradizione italiana, riscoprendo quella cura necessaria sia in cucina che in amore!
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PIZZA
Venerata in tutto il mondo, la Pizza è un’invenzione orgogliosamente italiana e per la precisione Napoletana. Pinsare, in latino, significa schiacciare ed è proprio questa la derivazione etimologica del termine che vede questo impasto di farina, acqua e lievito diventare la base per ingredienti di qualità. La pizza napoletana per eccellenza ha i bordi alti, ma c’è anche la pizza alla pala o la pizza in teglia per le grandi feste. Quella dedicata alla Regina Margherita di Savoia da Raffaele Esposito riportava pomodoro, mozzarella e basilico, un richiamo al patriottico tricolore che spopola dal 1889. In una classica cena in pizzeria c’è sempre l’indecisione sulla scelta tra le pizze speciali che lasciano spazio alla creatività del pizzaiolo (entro i limiti del buon senso, quindi niente ananas) ma alla fine, ognuno sceglierà sempre la sua preferita.
LASAGNE E TAGLIATELLE
Due intramontabili piatti della domenica, derivati dalla tradizione emiliana secondo cui la pasta all’uovo tirata a mano è quasi una religione, sono famosissimi in tutto il mondo. Nelle lasagne le sfoglie di pasta farcite al ragù di carne rosso o bianco sono davvero l’essenza della tradizione. Ne esistono ovviamente diverse varianti, tra cui la più conosciuta lasagna alla bolognese, quella napoletana con le polpettine tra uno strato e l’altro o interamente vegetariana, farcita con zucca o semplicemente con pesto verde genovese.
Al pari delle lasagne, le tagliatelle sono un formato di pasta ottenuto da una sfoglia che arrotolata su se stessa e tagliata al coltello risulta porosa quanto basta da acchiappare bene qualsiasi tipo di sugo. Nelle tavole degli italiani spopolano quelle al ragù di carne ma ci sono tantissime versioni.
PASTA ALLA CARBONARA E PICI CACIO E PEPE
La carbonara, mostro sacro della gastronomia romana, è uno dei piatti più copiati (male) al mondo e forse è il caso di dire che questa pasta non ammette interpretazioni stravaganti! Stesso discorso vale per altri primi famosissimi come l’Amatriciana, la Cacio e Pepe o la Gricia. La premessa è necessaria perché in questi casi, cambiando ingredienti e metodiche, il risultato cambia eccome. Per la Carbonara, pochi ingredienti e di sostanza: uova, pecorino romano, pepe nero e guanciale con i prediletti formati di pasta lunga. Nella Cacio e pepe i pici, pasta lunga con spessore e porosità maggiore sono “la morte sua”!
PASTA AL PESTO GENOVESE
Il profumo del basilico fresco pestato al mortaio è inebriante e, ahimè, non ha nulla a che fare con ciò che si percepisce aprendo uno dei barattoli più commerciali che si trovano nella grande distribuzione. Già Columella, nei primi secoli dopo Cristo, parlava del Moretum, una ricetta affine alla moderna versione del Pesto Genovese che prevede basilico, olio extravergine d’oliva, aglio di Vessalico, pinoli, parmigiano reggiano e sale. L’abbinamento viene fatto spesso con le trofie, ma nelle case degli italiani si mangia spesso e volentieri con spaghettoni o pennette. I bambini la adorano!
OLIVE ASCOLANE
Originarie di Ascoli Piceno, le olive all’ascolana fanno da apertura a pranzi e cene marchigiani anche se diffusissime in tutto il territorio nazionale tra le fritture. Conosciute in salamoia già ai tempi dei romani, nascono nelle case nobiliari come ricetta antispreco delle carni non utilizzate. È la varietà dell’Oliva ascolana Tenera a racchiudere al suo interno un misto di carni tritate, per poi essere panata e immersa in olio bollente. Sapevi che ad Ascoli, in agosto, si tiene l’Ascoliva festival dedicato a questo prodotto DOP?
GNOCCHI
Se capiti a Roma di giovedì, il piatto del giorno sono gnocchi alla romana, tradizionalmente fatti con semolino. Ma quante varianti esistono di questa pietanza così famosa? Tra i menù dei ristoranti internazionali, per la maggiore vanno gli gnocchi alla sorrentina, conditi con pomodoro e mozzarella filante ma l’impasto di base cambia da regione a regione. Nascono come piccole forme tondeggianti di farina, acqua e uovo ma con l’arrivo delle patate dall’America, si è diffuso l’utilizzo delle patate nell’impasto. A Siena sono gli gnudi, in Piemonte i Dunderet ma anche gli gnocchi alla bava; in Lombardia chiamano malfatti quelli che hanno gli spinaci all’interno, e in Sardegna condiscono i loro malloreddus con salsiccia e zafferano.
TORTELLI E TORTELLINI
Anche Tortelloni, Ravioli, Cappelletti, Anolini… C’è un mondo di conoscenze dietro la pasta ripiena! Lo sanno bene in Emilia-Romagna, in cui la pasta fresca all’uovo è fatta con maestria da secoli. Indagare sulla disputa tra Modena e Bologna per la genitorialità del tortellino sarebbe una sfida persa in partenza. Una delle principali differenze sta nelle dimensioni: i Tortelli (o Tortelloni) e anche Cappelletti sono più grandi dei Tortellini.
La ricetta originale del tortellino è depositata alla Camera del Commercio di Bologna e cita tra gli ingredienti del ripieno lombo di maiale rosolato al burro, prosciutto crudo, mortadella di Bologna e Parmigiano Reggiano. Attenzione al brodo che richiede carne di manzo e gallina ruspante. Insomma, con queste ricette italiane non si scherza mica e c’è poco spazio per la sperimentazione. Diverso è invece per i Ravioli che hanno forme rotonde o quadrate e possono avere ripieni differenti. Alla loro categoria appartengono gli Agnolotti, famosi quelli del Plin piemontesi o i Cappellacci di Zucca ferraresi. La pasta ripiena fa sempre festa e rimane uno dei modi più belli per coinvolgere amici e parenti in cucina.
SPAGHETTI ALLA CHITARRA
Suonanti maccheroni al sugo di pomodoro, sono degli spaghetti “quadrati” che prendono il nome dal tipico attrezzo da cucina abruzzese, chiamato chitarra. A Teramo amano prepararli con le pallottoline, piccole polpettine di carne che arricchiscono le chitarrine, proprio come gli internazionali “spaghetti e meetballs” tanto amati dagli americani.
TAJARIN AL TARTUFO BIANCO
Nelle Langhe Piemontesi, la preparazione dei tagliolini è una sfida per le braccia che lavorano la pasta a mano, a causa della presenza massiccia di tuorlo d’uovo che li caratterizza. Il loro spessore non supera i 3 mm e in Piemonte, l’accostamento con i prodotti locali tra cui il prezioso tartufo, permette non solo di gustare un piatto d’eccellenza ma anche l’occasione per coinvolgere i propri cari in un’intrigante caccia al tartufo. Nei pressi di Alba, puoi scovare il tartufo bianco ma molte varietà sono nascoste nei sottoboschi degli appennini, tra Umbria, Toscana o Marche.
CANEDERLI
Nati nella Germania del Sud dalla cucina contadina, i Canederli vengono preparati in Trentino Alto Adige da circa 900 anni, testimone l’affresco del 1131 che ritrae una “mangiatrice di canederli” al Castello di Hocheppan d’Appiano, nei pressi di Bolzano. Si tratta di grandi polpette di pane raffermo che, nella versione tirolese, includono nell’impasto speck o pancetta, mentre si parla di Käse-Knödel se includono formaggi d’alpeggio. Vengono serviti in brodo, con il sugo o anche dolci, mentre la gustosissima versione trentina prevede l’utilizzo della luganega nell’impasto. Impossibile non mangiarli nei mesi invernali, magari tra un vin brulé e una passeggiata ai Mercatini di Natale del Südtirol!
PARMIGIANA DI MELANZANE
Difficilmente sul territorio nazionale si troverà una versione uguale all’altra di questo piatto tipico perché ogni casa ha la sua personalissima ricetta.
La distinzione importante è questa: quando si dice “Parmigiana”, è automatico il rimando alle melanzane disposte a strati come le alette delle finestre che in Sicilia chiamano “Parmisciane”. Proprio perché il termine evoca una disposizione delle cose, si parlerà anche di Parmigiana di zucchine, Parmigiana di peperoni ma MAI di “chicken parmigiana”.
Ci va il Parmigiano Reggiano? Certamente, ma anche il caciocavallo, il pecorino o la mozzarella a Napoli. Il sugo di pomodoro è imprescindibile e le scuole di pensiero sulla frittura della melanzana sono sempre più agguerrite contro la tradizione. La caratteristica che la rende unica è la sua intramontabile bontà!
FOCACCIA
In Italia, chiedendo una focaccia ci si può ritrovare di fronte a preparazioni diverse in base alla regione. L’impasto di questo panificato risulterà sempre molto morbido e dalla classica forma “schiacciata” appunto. Nella focaccia Barese ritroveremo pomodoro e olive e lo spessore sarà maggiore rispetto alle varianti liguri, tra cui la focaccia di Recco, molto più sottile e non farcita direttamente. In tutto il sud sono diffuse diverse preparazioni ma anche nel centro Italia si può indicare come focaccia la tipica torta al testo umbra. Prepararle in casa richiede tempo ma è una gioia anche per i più piccoli, che possono cimentarsi nella scoperta delle tradizioni della cucina tipica italiana.
RISOTTO ALLA MILANESE E ALTRE VARIANTI
La cultura del riso ha portato l’Italia ad essere il primo Paese Europeo per superfici ad esso dedicate. Tra le più pregiate varietà per risotti spiccano il Vialone Nano, Arborio o Carnaroli, che portano alta la bandiera delle ricette di risotti italiani. Tra i più conosciuti al mondo il famosissimo Risotto alla Milanese ai sentori di zafferano, Risi e bisi veneti in cui si ha l’esaltazione dei pisellini ma anche ricette piemontesi come la Panissa vercellese o la Paniscia di Novara. I risotti di mare molto diffusi nelle isole e sulle coste in contrapposizione a quelli che esaltano i sapori del bosco come funghi e tartufi. Ogni risotto ha il suo perché, l’importante è che sia fatto a regola d’arte!
ARANCIN*
È street food ed è “fast food” nel senso che non fai in tempo a vederla che l’hai già mangiata!
Il 13 dicembre, oggi Arancina Day, vede questa preparazione legata alla festività di Santa Lucia, in cui tradizionalmente si preparava questa prelibatezza.
La trovi in ogni bar della Sicilia, a qualsiasi ora, ed è una palla di riso rigorosamente fritta che racchiude i più svariati condimenti, anche se le versioni tradizionali sono quelle al burro o alla carne. Per essere puntigliosi sulla questione e non sbagliare, nelle zone del Catanese chiedi un arancino, che ha una forma più conica da un lato, mentre nel Palermitano chiedi un’arancina, anche se il gusto se ne frega del genere!
SUPPLÌ
Potrebbe essere il cugino romano dell’Arancina Siciliana e se fatto veramente bene “fila al telefono”. Anche qui, il riso al ragù rosso di carne avvolge un cuore filante di mozzarella che caldissima, filerà da un capo all’altro di questo delizioso street food romano. Il supplì fa la sua prima comparsa dopo l’occupazione napoleonica, nasce come cibo di strada ed evolve come cibo da condividere in una serata tra i vicoli della Capitale.
POLENTA
Piatto contadino dell’Italia settentrionale, la polenta racconta la storia della povertà in cui versavano le campagne tra il 1700 e il 1800. Il mais, dopo lo scambio colombiano, fu apprezzato dai contadini che ebbero l’intuizione di trattarlo come tutti gli altri cereali noti ai tempi, e quindi “all’italiana”, replicarono con esso il puls romano, facendone polenta.
Accompagnata da formaggi, come nella versione grasa piemontese con Fontina o nella veneta concia, è un piatto tipico italiano davvero godurioso. È deliziosa anche con i funghi freschi, con il sugo di pomodoro, morbida, arrosto o fritta e può essere piatto unico in una sera d’inverno o può accompagnare i secondi. Veneto, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige ma anche Emilia Romagna sono le regioni in cui potrai trovare questa preparazione così legata al territorio. La cottura tradizionale prevedeva il fuoco diretto della legna del camino su un paiolo (meglio se di rame non stagnato) finché a fine cottura veniva riversata sulla rotonda tafferia, il tagliere in legno e poi tagliata al filo. Una delle versioni più ricche è la varesotta lombarda, con fagioli, cotenna di maiale, pancetta, verza e carote.
BISTECCA ALLA FIORENTINA
Alcuni all’estero potrebbero pensare che “fiorentina” sia la razza bovina, ma in realtà il taglio alla fiorentina ha quella tipica forma T ed è la sezione della lombata che comprende filetto e controfiletto. Sullo spessore si è d’accordo che non debba essere inferiore a 4 cm, mentre sulla cottura, tradizionalmente va consumata al sangue dopo una scottatura su 5/7 minuti per lato e 15 sull’osso, ma qui ognuno ha i suoi gusti! È certo che il filo d’olio extravergine arricchisce il boccone.
RIBOLLITA E PANZANELLA
In Toscana, il riciclo in cucina è stata l’evoluzione naturale di un processo di riuso degli ingredienti in tempi bui. Ne sono esempi la Ribollita, la Panzanella o la Pappa al pomodoro, che hanno il pane raffermo come filo conduttore. La Ribollita è una calda zuppa di cavolo nero, fagioli e verza che vengono fatti bollire più volte, a fuoco lentissimo, aggiungendo pane raffermo o croccante. La Panzanella invece, è un piatto più fresco, tipicamente estivo e diffuso anche in Lazio, Marche o Umbria, che vede pomodori, cetrioli, cipolla in una sorta di insalata sempre accompagnata dal pane.
PAPPA AL POMODORO
Un “capo-po-po-lavoro” che ha conosciuto le luci della ribalta grazie all’interpretazione musicale di Rita Pavone nei gloriosi anni Sessanta. Ulteriore affermazione dell’importanza del pomodoro nella cucina popolare, si tratta di una zuppa che prevede pane raffermo toscano, pomodoro, olio, sale, e basilico in brodo vegetale. La puoi gustare nei dintorni di Siena accompagnandola a un buon bicchiere di Chianti DOP.
BACCALÀ
Le preparazioni a base di merluzzo nordico sono diffusissime in tutto il territorio nazionale e, per la maggiore, si usa il merluzzo nordico grigio ottenuto per salagione. Si passa dalle versioni del sud come quello alla cosentina o alla lucana che lo vedono accompagnato ai peperoni, alla livornese in cui si sposa con il pomodoro. Nella versione trentina è accompagnato dalle patate, ma è buonissimo anche alla napoletana (anche detto in cassuola con olive e pomodoro fresco). Può essere fritto previa panatura o cotto semplicemente a forno, o in agrodolce. Nelle due versioni più famose, ovvero il baccalà alla vicentina e quello mantecato alla veneziana, viene utilizzato lo stoccafisso (merluzzo nordico bianco, essiccato) che va in ammollo per almeno due giorni in acqua fredda, per poi essere degustato tradizionalmente nei cicchetti dei bacari Veneziani.
INSALATA CAPRESE
Il suo nome rievoca l’estate e la costiera amalfitana su cui si affaccia l’isola di Capri. L’accostamento dei sapori è così delicato e sincero da non essere mai scontato: Mozzarella di Bufala Campana, pomodoro Cuore di Bue, foglie di basilico fresco con un filo d’olio extra vergine d’oliva: la magia è servita in tavola e porta i colori della bandiera italiana.
CARCIOFI ALLA GIUDIA
In questa ricetta della cucina romano–ebraica che scalda i cuori di febbraio, i carciofi cimaroli Romaneschi IGP vengono sottoposti prima a capatura, cioè la pulitura del gambo e delle foglie esterne e poi tagliati con una tipica forma a rosetta che verrà fritta in olio bollente secondo un attentissimo procedimento. Il risultato sarà un delizioso carciofo croccante.
CAPONATA
Agrodolce, come la sua regione di nascita. La caponata è un contorno della tradizione siciliana che richiede l’ausilio del pane (generose quantità di pane!) per essere consumata. Nella regione ogni capoluogo ha una sua versione, di base melanzane, olive e capperi sposano l’agrodolce in un fondo di salsa di pomodoro ma ad Agrigento aggiungono i peperoni friggitelli, mentre una versione diffusa in tutta l’isola è quella che sostituisce le melanzane con tocchetti di pesce spada. Una vera bontà!
BOLLITO PIEMONTESE
Legatissimo al territorio del Monferrato, il Grande Bollito Storico Risorgimentale Piemontese ha un nome che rispecchia la varietà di tagli e tipologie di carne che lo compongono. Il piatto è certamente regale ma composto anche da parti del vitello non proprio nobilissime come gli ammenniccoli. La cottura è molto lunga e laboriosa e va servito con almeno sette salse differenti e i contorni non sono da meno. Alla Fiera del Bue Grasso e Sagra del Bollito Misto a Moncalvo potrai gustare questa specialità insieme a un ottimo Barbera d’Asti DOC.
BAGNA CAUDA
Già nel 1957, nel suo “Viaggio nella valle del Po’” il giornalista Mario Soldati raccontò l’importanza di questa ricetta per il basso Piemonte. Si tratta di gusti e usanze di altri tempi, quando il lavoro nei campi, soprattutto in periodo di vendemmia, richiamava la necessità di sapori forti pur avendo pochissimi ingredienti a disposizione. Le acciughe vengono pestate al mortaio e cotte in olio d’oliva e aglio (non più di uno a persona) formando un intingolo servito caldo al tavolo grazie all’ausilio di fojòt in terracotta. Verdure e polenta trovano così il dressing perfetto dal sapore pungente ma certamente tipico.
TRIPPA ALLA FIORENTINA
Al Mercato San Lorenzo di Firenze hai l’occasione di mangiare questo piatto tipico in tutta la sua semplice bontà (ovviamente anche in qualsiasi ristorante toscano). Soffritto di sedano, carota e cipolla, pomodoro pelato e trippa. Un piatto che insieme al Lampredotto e Fegatini fa parte della grandissima tradizione culinaria toscana.
VITELLO TONNATO
Cosa c’entra il Tonno con il Vitello? Tutta colpa di Pellegrino Artusi, padre della gastronomia italiana che per errore tradusse il dialettale “tonnè”, riferito al modo di acconciare le carni di vitello, in “tonnato”. Alla ricetta, Artusi aggiunse il tonno che entrò a far parte della “concia del vitello insieme a capperi, acciughe e aromi. Fu un must anni ’80, ma ancor oggi è molto diffuso nei ristoranti italiani di tutto il mondo.
TIMBALLO DI PASTA
La linea guida da seguire per ottenere un ottimo timballo di pasta non elenca ingredienti o dosi: basta sapere che la pasta va cotta per metà tempo in acqua per poi essere abbracciata dagli ingredienti prescelti e infornata. Via quindi ad Anelletti al forno siciliani, Maccheroni al formaggio sino al più elaborato Timballo di pasta in crosta tipico di Ferrara. È un piatto domenicale di cui ogni nonna italiana ha la ricetta custodita gelosamente in dispensa!
PORCEDDU SARDO
È tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Sardegna e la sua preparazione richiede pazienza: cotto allo spiedo o addirittura sottoterra, il porceddu da latte viene preparato in modo che abbia una cotenna croccante all’esterno e rimanga morbido all’interno per poi essere insaporito con spezie ed erbe come timo o foglie di mirto. Se ti rechi in Sardegna, troverai questa preparazione in ogni parte dell’isola.
TIRAMISÙ
Tiramisù Day a Treviso, Tiramisù World Cup, Tiramisù Festival… Per rendere l’idea di quanto questo dolce sia internazionale, anzi… Spaziale! La ricetta originale dell’Accademia del Tiramisù cita mascarpone, tuorlo d’uovo, zucchero, biscotti savoiardi, caffè e cacao amaro. Niente di più, niente di meno. Azzardare con le scaglie di cioccolato sopra, per i puristi potrebbe esser già troppo, anche se, le interpretazioni di questo dolce italiano sono davvero infinite e puoi trovarlo in ogni angolo d’Italia tutto l’anno. Le origini sono dibattute tra Veneto e Friuli – Venezia Giulia ma chiunque lo abbia inventato, ha reso sicuramente onore alla patria nel migliore dei modi!
SFOGLIATELLA
Croccante e golosissima, la sfogliatella riccia fatta di pasta sfoglia nasce a Salerno nel XVIII sec.. Farcita con crema gialla, panna, cioccolato o ricotta la sfogliatella è un dolce che spopola in tutta Italia ma non tutti sanno che esiste una variante “frolla” altrettanto golosa. Quella Abruzzese mantiene la sua freschezza fino a dieci giorni!
PANNA COTTA
Panna, zucchero, vaniglia e gelatina alimentare. Pochi ingredienti per uno dei dolci al cucchiaio più famosi al mondo dalle origini controverse. Infatti, pare che le sue origini siano da imputare ad uno chef piemontese ma in tutta Europa si trovano ricette analoghe come quella danese chiamata Moos Hwit. Con frutti di bosco o cremoso caramello, è senza dubbio un fine pasto sempre attuale.
CANNOLO SICILIANO E CASSATA
Due dolci tipici siciliani che esaltano la bontà della ricotta dolce, oltre che essere fine pasto della domenica o nelle giornate di festa. Nonostante siano famosi in tutto il mondo, non è possibile trovarli in tutte le pasticcerie del territorio nazionale. Caltanissetta detiene il primato del cannolo più lungo del mondo con i suoi 21 metri di scorza e 600 chili di ricotta ma in ogni bar e pasticceria si trovano varie dimensioni, tra cui i più piccoli “cannulicchi”. La cassata, dal canto suo, è un tripudio di colori dato dai frutti canditi che si adagiano su un letto verde di pasta di zucchero. Una vera bomba calorica che può essere degustata nelle più piccole cassatelle.
GELATO
Forse solo la Pizza è universale quanto il gelato! Anche in questo, il primato per l’esportazione di questa ricetta amata da tutti va all’italiano Francesco Procopio dei Coltelli, un palermitano che si trasferì a Parigi e lì aprì il suo Caffè Procope, che serviva gelato. Anche l’America scoprì questa delizia grazie all’italiano Filippo Lenzi, mentre il primo gelato su stecco nasce nel 1948 con il famoso Mottarello. Oggi sono tantissimi i gusti del gelato che spopolano nel mondo, ma in Italia le gelaterie artigianali lo lavorano secondo metodi antichi di mantecazione discontinua che richiede manualità e passione.
PANETTONE E PANDORO
Parlare di faida per due dolci fortemente tradizionali e legati al Natale non è carino, ma la verità è che ogni anno ci sono due partiti che si schierano apertamente attorno alle tavole natalizie: il team Panettone con uvetta e canditi e il team Pandoro! Le due varianti sono molto diverse tra loro: il Pandoro è Veronese, il Panettone è Milanese ma entrambi sono accomunati dalla stessa metodica cura e accortezza nella loro preparazione. Alla fine, nelle tavole di Natale non mancano mai né l’uno né l’altro e si finisce sempre per mangiarli entrambi!
Viaggia e gusta la cucina tipica italiana!
Dopo questa lunga carrellata che avrà sicuramente inspirato un certo languorino, sai cosa mangiare in Italia! L’invito è quello di riscoprire il Bel Paese attraverso i suoi gusti più antichi ed autentici.
Buon appetito con i piatti tipici italiani! 😋
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