Qual è il miglior gin italiano? Conosciamo storia e curiosità sul mondo del gin artigianale italiano: come si fa il gin, tipi di gin ed i migliori gin al mondo.
Vuoi sapere qual è il miglior gin italiano? In questo articolo, ti proponiamo un interessante approfondimento su questo famoso distillato.
Ti racconteremo la storia del gin artigianale, come si fa, alcune curiosità sul gin di qualità ed i migliori gin. Buona lettura 😉
Che cos’è il Gin?
Il Gin è un distillato secco a base di mosto di cereali lasciato fermentare. Solitamente si utilizzano granturco, orzo e frumento. Alla miscela vengono aggiunte anche erbe aromatiche e spezie. Tra le componenti principali c’è il ginepro, da cui deriva poi anche il nome dello stesso liquore. Alle bacche e foglie di ginepro vengono poi aggiunti agrumi, fiori e spezie diverse a seconda del distillatore.
Negli ultimi anni è come se stessimo assistendo ad una vera e propria rinascita del gin artigianale italiano, diventando la bevanda del momento, buona da sola oppure utilizzata per favolosi cocktail. Si assiste ad una continua nascita di nuovi prodotti aromatizzati particolari ed originali. Sta incontrando la creatività e fantasia dei distillatori, trasformando il liquore in un vero e proprio capolavoro alchemico. Proprio per le sue caratteristiche di base, questo distillato si presta perfettamente a sperimentazioni e miscele con spezie ed aromi inusuali.
Per secoli è stato un distillato poco preso in considerazione, pur avendo una storia che risale a diverso tempo fa. Oggi, finalmente, sta avendo la sua rivincita, trasformandosi in una bevanda sorseggiata sempre più spesso. Il Gin italiano è uno dei migliori presenti sul mercato e rappresenta un concentrato di raffinatezza ed eleganza, tanto saporito e deciso da essere buono anche da solo, senza essere necessariamente mescolato ad altri liquori o ingredienti.
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Storia e origine del Gin artigianale
Quando si racconta la storia del Gin occorre partire dall’ingrediente base: il ginepro. Si tratta di una pianta appartenente alle conifere che predilige i climi temperati e freddi, meglio ancora se montani. Il ginepro è diffuso in tutto il mondo e, ad oggi, si contano circa 65 tipi differenti. Viene particolarmente apprezzato in cucina ed è assai famoso come erba medicinale.
Già i primi uomini utilizzavano le bacche di ginepro come fonte di nutrimento, mentre gli Egizi lo impiegavano nelle pratiche di imbalsamatura. Nel Medioevo, invece, era utilizzato come erba curativa specifica per problemi allo stomaco, mentre in Italia a partire dall’XI secolo veniva prodotta, nelle scuole di medicina monastica, una bevanda a base di ginepro ed acquavite.
L’antenato del gin
Il primo “prototipo”, dunque, ha proprio origini italiane, almeno il primo di cui si ha menzione in testi letterari.
Le piante di ginepro crescevano rigogliose soprattutto nella zona collinare attorno alla città di Salerno e la pianta era largamente utilizzata per preparati medici. Il “Compendium Salernita” è una raccolta del 1055 che rappresenta una delle prime testimonianze dell’esistenza del proto-gin, una bevanda a base di vino distillato con infuse bacche di ginepro.
Successivamente, viene descritta un’altra sorta di antenato dei gin italiani chiamato “acqua degli occhi” proprio perché destinato alle cure oftalmiche. Anche questo distillato era realizzato con vino, ginepro ed altre erbe.
Intorno al 1200 i monasteri furono i primi ad avviare la produzione di veri e propri cordiali a base di erbe e spezie, realizzando delle miscele e delle ricette che ancora oggi vengono utilizzate. I primi distillati veri e propri cominceranno a nascere e diffondersi proprio in questi anni, per la precisione tra 1200 e 1300.
Il primo ad utilizzare il nome “Aqua Vitae” (in Latino “Acqua della Vita”) fu un medico catalano, Arnaldo da Villanova. Egli, inoltre, consigliò l’uso del prodotto anche al di fuori dell’ambito curativo e medicale, trasformandola in una bevanda di piacere da sorseggiare. Successivamente anche Ramon Llull, suo allievo, approfondì l’argomento parlando dei primi concetti per la distillazione multipla, fondamentale per rendere il liquore più puro e liscio.
L’acquavite al ginepro divenne una sorta di tonico energizzante sempre più diffuso come un cordiale da bere come medicinale ed era assai comune per combattere la Peste Nera che colpì il mondo attorno alla metà del XIV secolo.
Belgio, Olanda e Inghilterra
Belgio e Olanda sono i Paesi dove vengono maggiormente impiegate le bacche di ginepro con uso curativo. Le prime testimonianze appaiono già a partire dal 1269 sul “Der Naturen Bloeme Volkeren“, un volume enciclopedico scritto da Jacob Van Maerlant, un medico che tra le varie informazioni racconta anche come il decotto con vino e ginepro sia capace di curare dolori e crampi addominali e allo stomaco.
La prima menzione di “Gin” arriva però da parte di Philippus Hermanni, un medico anversano che nel suo testo “A Constelijck Distileerboec” (1552) parla di una bevanda di nome Aqua Juniperi. Questo avveniva circa 100 anni prima del nome “Genoa” dato dal medico olandese Franciscus Sylvius, considerato il vero inventore di questo distillato.
La svolta arrivò nel 1585, anno in cui Anversa cadde e metà della sua popolazione scappò dalla città portando con sé la bevanda. Nel frattempo, l’Inghilterra aveva mandato una spedizione cercando di salvare la città, senza avere successo. L’operazione permise agli Inglesi di entrare in contatto con questo distillato, imparando a conoscerlo come il “goccetto” che riusciva a dare coraggio agli Olandesi per le battaglie.
La bevanda fu importata in Inghilterra dando vita al liquore dallo stile inglese che tutti conosciamo ancora oggi, oltre a ricevere finalmente l’appellativo di “Gin” che conosciamo ed utilizziamo ancora oggi.
Come si fa il miglior gin italiano
Il gin artigianale si produce con gli stessi metodi e processi rimasti pressoché invariati nel tempo. Ovviamente è mutato l’uso dei macchinari, diventati sempre più innovativi e specifici per la distillazione, formati da alambicchi a colonna.
Per la distillazione si parte dall’orzo e dal frumento, che si lasciano fermentare con una distillazione preliminare necessaria per ricavare un determinato tipo di alcol etilico di base.
Ad esso, successivamente, si aggiungono la miscela di erbe e spezie. Riguardo a quest’ultima non esiste una regola specifica, perché ogni mastro distillatore utilizza la propria ricetta. Ovviamente a qualsiasi miscela di botanicals (gli ingredienti usati) non mancano mai le bacche di ginepro, imprescindibili per la sua preparazione.
La fase di fermentazione che avviene con la miscela degli ingredienti aromatici e speziati è importante perché influenza moltissimo il risultato finale. L’imbottigliamento può avvenire in età giovane o matura. Nel secondo caso, i gin pregiati vengono posti in botti di legno per amplificare aromi, sapori e profumi.
I Botanicals
I botanicals rappresentano gli elementi fondamentali per il prodotto finale. La lavorazione è semplice e non richiede particolari accortezze. La cosa che permette di ottenere gusti inediti ed originali sono proprio gli ingredienti che costituiscono la miscela aromatica da aggiungere al mosto fermentato e che poi successivamente caratterizzeranno lo stesso sapore del distillato finale.
- Il ginepro è l’ingrediente principale del gin artigianale, ancora oggi utilizzato in ogni tipologia di questa bevanda. Le bacche vengono macerate ed aggiunte al mosto fermentato. Il loro uso è regolamentato dalle leggi che riguardano la produzione del distillato.
- Il coriandolo è uno dei botanicals largamente utilizzato. I semi sono aggiunti per conferire alla bevanda un sapore deciso e speziato che cambia a seconda della tipologia di pianta scelta.
- Le radici dell’angelica sono usate per bilanciare gli altri ingredienti e omogenizzando il risultato finale, donando anche un sentore di legno e terra che richiama sensazioni di natura e di bosco.
- Le scorze degli agrumi vengono impiegate soprattutto per i gin di qualità, donando alla bevanda un sentore di frutta ed un sapore unico.
- L’iris, in particolare la variante germanica e quella pallida, influenzano più il profumo che il gusto ma sono importanti perché durante la fermentazione aiutano a trattenere le componenti aromatiche degli ingredienti più volatili, andando ad esaltare i sapori di tutti i botanicals.
- Mandorla, cannella, cardamomo, noce moscata, menta sono altri botanicals impiegati per i migliori gin. Tendono a conferire al prodotto un sapore più insolito e ricercato.
Distillerie di gin artigianale italiano
Fino a pochi anni fa, la produzione dei gin italiani non era una realtà molto diffusa e sviluppata. Oggi, però, sono presenti numerose distillerie anche sulla penisola.
Alcune aziende produttrici di gin pregiati consentono di effettuare visite e tour guidati all’interno delle distillerie per imparare a conoscere le tecniche e le modalità di produzione. Appassionati e operatori del settore possono svolgere interessanti visite guidate alla scoperta del mondo delle distillerie in Italia.
Spesso è fornita la possibilità di partecipare a degustazioni a tema insegnando a riconoscere i migliori gin italiani, le differenze tra i vari tipi di gin pregiati prodotti artigianalmente dalle varie aziende, analizzando caratteristiche come il profumo o gli aromi ed i sapori legati alla scelta dei diversi botanicals.
Tipi di Gin
Secondo la classificazione europea esistono quattro diversi tipi di Gin:
- Si parla di Gin quando gli aromi sono aggiunti ad uno spirito contenente almeno il 96% di alcol.
- Il Gin Distillato, invece, è ottenuto mediante la distillazione di un nuovo spirito (sempre con almeno il 96% di alcol) assieme alle bacche di ginepro e ad altri ingredienti ed aromi. Prima dell’imbottigliamento va diluito con acqua o altro spirito. Tra i migliori gin ed i più costosi, vi è il “Plymouth Gin”, prodotto esclusivamente in un’unica distilleria presso l’omonima cittadina.
- Il London Dry Gin possiede le medesime caratteristiche di quello distillato ma in questo caso non vanno aggiunti aromi di alcun tipo. Nonostante il nome, questo gin secco è prodotto in tutto il mondo. I vari botanicals devono macerare nell’alcol non oltre 24 ore e poi devono essere ridistillati in un’unica volta. Si utilizza un alambicco tradizionale.
- Gli spiriti aromatizzati al ginepro, chiamati anche spiriti, sono realizzati con aromi naturali e sono imbottigliati con un rapporto alcolico pari al 30% del volume.
Se ti stai chiedendo qual è il gin migliore, devi leggere sicuramente questo paragrafo!
Fra i miglior Gin al mondo vi è il Watenshi Gin, che può sfiorare i 3000 euro a bottiglia. Il costo è legato alla particolare tecnica di produzione che prevede la raccolta con successivo processo di distillazione dei vapori del distillato realizzato dalla “Cambridge Distillery“. Per una bottiglia sono necessarie circa 50 distillazioni, dato che ad ogni processo si ottengono appena 15 ml circa di prodotto.
Mediamente, il costo di una bottiglia di gin di qualità si aggira attorno ad 80-100 euro. Fanno ovviamente eccezione eventuali edizioni speciali, limitate o altre tipologie che contengono aromi e botanicals ricercati e selezionati, rari o particolarmente originali.
Gin italiano in casa: si può fare?
Il Gin artigianali fatti in casa sono difficili ma non impossibili, tanto che per secoli, in passato, la bevanda era realizzata in casa. Ovviamente non potrà essere effettuato il processo di distillazione ma è possibile produrre uno spirito definibile a tutti gli effetti come gin.
La regola fondamentale è che sia presente il ginepro, da lasciare in infusione in alcol con un 37,5% Vol. minimo. Oltre al ginepro si possono utilizzare altri botanicals come liquirizia, anice stellato, scorze di agrumi, fiori (rosa, lavanda) o foglie di basilico.
Insomma quello che si preferisce, tenendo presente che ogni ingrediente ha una differente cessione aromatica. Le botanicals secche cedono sapore più lentamente (maggiore infusione), le altre invece sono più veloci, quindi occorre calibrare e calcolare tempi e quantità degli ingredienti messi in infusione.
Partendo da 750 ml di vodka si possono aggiungere le bacche di ginepro, coriandolo, cardamomo, cannella e bucce di agrumi essiccate. Si mettono le botanicals in un contenitore sterilizzato e si aggiunge la vodka. Il tutto deve essere lasciato in infusione al buio per almeno 24 ore. Assaggiando il nostro gin artigianale, si sceglierà se lasciare ulteriormente tutto in infusione oppure se filtrare le impurità lasciate dai vari ingredienti con un setaccio o una garza in cotone.
Cocktail con i migliori gin italiani (e non solo)
Questo distillato si può bere liscio per assaporarne gli aromi oppure usare per ottimi cocktail.
Difficile è fare una lista gin, ma il più famoso è senza dubbio il Gin Tonic. Per prepararlo occorrono 4 cl di distillato e 10 di acqua tonica. Versiamo il ghiaccio in un bicchiere highball. Aggiungiamo poi i liquidi, aggiungendo il succo di mezzo limone. Terminiamo guarnendo il bordo del bicchiere con una fettina di limone. Alcune varianti dei migliori gin tonici prevedono l’aggiunta di un paio di fettine di cetriolo o qualche goccia di Angostura.
Un altro cocktail è il Tom Collins che si prepara con la tipologia “Old Tom Gin“, dello sciroppo di zucchero, del succo di limone fresco e il seltz. Anche questo cocktail si prepara direttamente nel bicchiere highball versando 4,5 cl di distillato, due gocce di sciroppo di zucchero e il succo di mezzo limone, ultimando il tutto riempiendo il bicchiere col seltz. Si guarnisce il cocktail con una ciliegina al maraschino all’interno e l’immancabile fettina di limone.
Ti è piaciuto l’articolo sul Gin italiano e sul mondo delle distillerie italiane? Tuffati nel mondo delle degustazioni! Cosa c’è di meglio per il tuo prossimo tour enogastronomico in Italia?
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