Valtellina: dove i vini si aggrappano al calore delle rocce
vini di valtellina

Vieni con me a scoprire i vini di Valtellina, tra storia ed abbinamenti con i piatti tipici locali!

 

“Valle circundata d’alti e terribili monti, fa vini potenti ed assai, e fa tanto bestiame, che da paesani è concluso nascervi più latte che vino”.

Con queste parole, il genio Leonardo Da Vinci, descriveva nel Codice Atlantico i suoi ricordi della Valtellina.

La Valtellina è l’unica grande vallata fluviale alpina disposta da est a ovest. Lunga 120 chilometri e larga circa 65, è composta da due vallate principali: quella dell’Adda, che sorge nel bormiese, attraversa Alta e Bassa Valtellina e si tuffa nel lago di Como, e quella del Liro e della Mera, che corrisponde alla Valchiavenna, dal passo dello Spluga e dalla Val Bregaglia fino al lago di Mezzola.

Collocata nel nord della Lombardia, al confine tra l’Italia e il cantone svizzero dei Grigioni, della Valtellina è il versante Retico volto verso sud, che si avvale di un microclima che permette di coltivare e portare a maturazione le uve dei vigneti di cui è costellata questa zona. Qui le viti sono aggrappate alla roccia delle montagne grazie ad un’infinità di muretti a secco, che caratterizzano tutto il territorio della bassa Valtellina fino a Tirano e parte della Val Chiavenna.

 

vino della valtellina
Flickr, WildAmbree

 

E questi muretti a secco, patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 2018, in Valtellina si estendono per 2500 chilometri facendone l’area vitata terrazzata più ampia d’Italia, muretti a secco e scalette in pietra prive di corrimano, chiamate Tzapel, attraverso le quali i vendemmiatori portano a valle le uve riposte in gerle, da cui la denominazione in questi territori di “viticoltura eroica”.

Questi muretti alti mediamente un metro, ma che possono arrivare anche a quattro, costituiscono un fondamentale fattore di connotazione dei vini della Valtellina come raccontato da “Rupi del vino”, documentario del 2009 diretto da Ermanno Olmi che rende omaggio alla “viticoltura eroica” della Valtellina. I muretti a secco, insieme alla buona esposizione al sole, alla “Breva” (la brezza mite del Lago di Como), alla piovosità non elevata, creano le ottime condizioni per lo sviluppo della vite in questo severo territorio delle Alpi centrali.

 

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GLI EROICI VINI DELLA VALTELLINA

vino valtellinese
Flickr, Michele Mondora

 

I vini della Valtellina vengono prodotti principalmente da vitigno Nebbiolo, chiamato localmente Chiavennasca, che qui riesce ad adattarsi in maniera ottimale, creando vini da lungo invecchiamento, dal carattere unico, per eleganza e profumi.
Situata in provincia di Sondrio, in un paesaggio caratterizzato da terrazzamenti vitati che si susseguono senza sosta, la Valtellina è l’unica zona vitivinicola italiana dove coesistono due DOCG, Sforzato di Valtellina e Valtellina Superiore, coincidenti per vigneti e territorio.

 

1. Valtellina Superiore DOCG

vini della valtellina
Vini di Valtellina.it

 

La Valtellina Superiore è un rosso da invecchiamento, austero, asciutto e giustamente tannico, ma vellutato. La denominazione comprende 5 sottozone: Sassella, Maroggia, Grumello, Inferno e Valgella, ciascuna contraddistinta da proprie caratteristiche distintive.

Il Sassella, nella zona ovest di Sondrio, è la sottozona storica e più famosa. Viene realizzato su di un’area impervia di 116 ettari particolarmente soleggiata, al cui centro si trova la rupe del santuario mariano della Sassella da cui prende il nome il vino che significa appunto sasso, rupe. A livello di abbinamento, il Sassella è ottimo con gli Sciàtt valtessinesi, delle frittelline di grano saraceno con un cuore di formaggio Casera.

 

casera
Flickr, kdobbin – casera

 

Maroggia, località che rientra nel territorio del Comune di Berbenno, è adiacente alla zona del Sassella. È la sottozona riconosciuta più recentemente. Prodotto in quantità limitata (25 gli ettari a vigneto), il Maroggia è legato alla figura di Benigno De’ Medici che a metà del Quattrocento si fermò appunto a Maroggia dove trovò ospitalità e ristoro apprezzando in particolare il vino locale definendolo ‘firmum et dulce‘, ossia corposo ed amabile. Si abbina con carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati.

Il Grumello, a nord-est di Sondrio, prende il nome dall’omonimo castello che domina la vallata. Una fortezza del XIII secolo che domina il capoluogo e dalla quale si gode un panorama mozzafiato sui vigneti e la valle. L’abbinamento classico è con carni importanti e formaggi stagionati.

Inferno è la sottozona più piccola collocata ad est del Grumello, con un nome tanto singolare quanto parlante, fa riferimento a piccoli terrazzamenti in anfratti rocciosi situati fra Poggiridenti e Tresivio, non facili da raggiungere. Porzioni di versante dove in estate le temperature si fanno piuttosto elevate e da cui deriva il nome “Inferno”. Trova giusto accostamento con i tipici piatti valtellinesi, la polenta ed il tipico Agnello alla valtellinese.

Valgella è la sottozona più vasta. In passato questo rosso veniva in gran parte destinato all’esportazione nella vicina Svizzera. Il suo nome deriva dal “valgel“, che in dialetto identifica il ruscello di montagna che va a valle. Di tutti è quello che, per le fresche note floreali, può essere apprezzato anche giovane con i Pizzoccheri conditi con verze, patate ed abbondante burro fuso, la bresaola ed il violino di capra. O, in alternativa, anche con gli Gnocchetti di Chiavenna conditi con burro, salvia e rosmarino.

 

2. Sforzato di Valtellina DOCG

L’altra Docg, lo Sforzato (o Sfursat) di Valtellina è stato nel 2003 il primo passito secco italiano a potersi fregiare della denominazione di origine controllata e garantita e deriva da una accurata selezione delle migliori uve Nebbiolo, che subito dopo la vendemmia, seguendo una tradizione antichissima, vengono distese su graticci in locali asciutti e ben areati, chiamati “fruttai“.

Il nome deriva proprio dalla pratica di “forzare”, ossia prolungare la maturazione dell’uva. L’appassimento dura mediamente 110 giorni e quando, verso fine gennaio, l’aria invernale della Valtellina ha completato la sua azione, i grappoli avranno perduto il 40% del proprio peso, concentrando i succhi e gli aromi migliori. Dopo la pigiatura, seguono 24 mesi di maturazione ed affinamento in botti di legno e quindi bottiglia. E solo a quel punto questo rosso caldo ma figlio del freddo, con una gradazione minima del 14%, è pronto per la degustazione. È un ottimo vino da meditazione, pur abbinandosi perfettamente ai formaggi d’alpe e alle carni, in particolare la selvaggina.

 

3. Rosso di Valtellina DOC

Oltre alle due famose DOCG non va dimenticato il Rosso di Valtellina DOC, denominazione di origine controllata che identifica la produzione del medio versante retico valtellinese, zona con i terreni più profondi e in località situate ad altitudini più elevate, fino ai 700 metri sul livello del mare. La base del vino è costituita per almeno il 90% da uve Nebbiolo e per il 10% da uve Rossola e Pignola. Si caratterizza per buon corpo e struttura, esaltati in finezza ed eleganza dalle varietà autoctone del vitigno Nebbiolo.

Il modo migliore per conoscere questi grandi vini rossi italiani è percorrere La Strada del Vino e dei Sapori della Valtellina, un’affascinante strada panoramica lunga 67 km che attraversa longitudinalmente la Valtellina da Ardenno a Tirano.

La strada del vino si snoda tra borghi antichi, santuari immersi nel verde, resti di antichi castelli e vette delle montagne. Su questo percorso, che si può percorrere in auto o in moto, ma anche a piedi o in bicicletta, si possono facilmente trovare anche cantine che offrono accoglienza con degustazioni e visite guidate.

Per gli amanti del trekking nel luglio 2022 è stata lanciata una rete di 11 itinerari tra filari e scorci suggestivi: 5 percorsi di Story-Trekking per vivere in cammino i luoghi e le storie che si celano dietro la viticoltura valtellinese.

 

vini rossi della valtellina
Flickr, WildAmbree

 

Il 10 novembre 2022 torna poi anche la Valtellina Wine Trail, la spettacolare gara di corsa che passa tra vigne, cantine, antichi borghi e palazzi della Valtellina prima di giungere sulla passerella finale nell’elegante centro di Sondrio.

 

GLI ALTRI PROFUMI DELLA VALTELLINA 

Ma oltre ai vini, la Valtellina vanta una secolare tradizione casearia che ha conservato fino ad oggi la tipicità e la genuinità dei suoi formaggi in primis il Bitto e il Valtellina Casera a marchio DOP.

 

bitto
Flickr, scuolagilardoni

 

Il Bitto, le cui origini risalgono ai Celti, viene prodotto durante la stagione estiva sui pascoli d’alta quota: un formaggio a latte crudo che racchiude in sé i profumi dell’alpeggio e la cui stagionatura può protrarsi fino a 10 anni! Il Valtellina Casera, prodotto tutto l’anno nel fondovalle, è invece un formaggio semigrasso ottimo sia giovane che stagionato e ingrediente fondamentale dei piatti della tradizione valtellinese come pizzoccheri o sciatt.

Oltre ai formaggi va poi ricordata la famosa Bresaola della Valtellina, ma anche e soprattutto i Pizzoccheri. Qui la ricetta della versione a marchio registrato made in Teglio.

Ingredienti (dosi per 4 persone):

  • 400 g di farina di grano saraceno
  • 100 g di farina bianca
  • 200 g di burro
  • 250 g di formaggio Valtellina Casera DOP
  • 150 g di formaggio grana da grattugiare
  • 200 g di verze
  • 250 g di patate
  • uno spicchio di aglio
  • pepe

 

pizzoccheri valtellinesi
Flickr, chibadger43

 

_ Mescolare le due farine, impastarle con acqua e lavorare per circa 5 minuti. Con il mattarello tirare la sfoglia fino ad uno spessore di 2-3 mm dalla quale si ricavano delle fasce di 7-8 cm. Sovrapporre le fasce e tagliarle nel senso della larghezza, ottenendo delle tagliatelle larghe circa 5 mm.

_ Cuocere le verdure in acqua salata, le verze a piccoli pezzi e le patate a tocchetti, unire i pizzoccheri dopo 5 minuti. Dopo una decina di minuti raccogliere i pizzoccheri con la schiumarola e versarne una parte in una teglia ben calda, cospargere con formaggio grana grattugiato e Valtellina Casera DOP a scaglie, proseguire alternando pizzoccheri e formaggio.

_ Friggere il burro con l’aglio lasciandolo colorire per bene, prima di versarlo sui pizzoccheri. Senza mescolare, servire i pizzoccheri bollenti con una macinata di pepe.

 

Eventi per gustare il buon cibo e vino valtellinese

vino valtellina
Flickr, Cristiano Busato

 

Se tutte le stagioni possono essere adatte per un weekend o una vacanza in Valtellina va da sé che, viste le caratteristiche dei piatti e dei vini della Valtellina, la stagione ideale per gustarli al meglio è l’autunno dove fioriscono anche le sagre. Settembre è decisamente il mese più ricco con Il Grappolo D’Oro a Chiuro (vicino a Sondrio) protagonisti i vini di Valtellina, per proseguire con l’Eroico Rosso di Tirano, la Sagra del Bitto della Val Gerola, e molte altre iniziative locali.

Teglio, considerata la capitale gastronomica della Valtellina e patria dei pizzoccheri, propone negli ultimi mesi dell’anno numerosi weekend all’insegna del gusto per assaporare i pizzoccheri dell’Accademia del Pizzocchero e altri piatti della tradizione locale. Mentre a Sondrio, a fine ottobre, si svolge “Formaggi in piazza”.

Insomma è sempre il momento giusto per gustare i sapori ed i vini della Valtellina!

 

L’autore

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Laura Bullio
Classe 1969, è giornalista professionista, sommelier Fisar e responsabile delle risorse umane in una società finanziaria. Coltiva un’insana passione per l’enogastronomia e scrive di cibo, vino, annessi e connessi.

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