Ami il vino bianco della Liguria? Impara di più sui grandi vini bianchi liguri, abbinamenti, dove degustare il vino bianco ligure e viticoltura eroica!
La salinità è la caratteristica inconfondibile e unica dei vini bianchi della Liguria dai conosciuti Vermentino e Pigato ai più rari Sciacchetrà e Coronata.
Vini liguri bianchi che nascono tra mari e monti
Nell’anno 218 a.C., durante la Seconda Guerra Punica, Genova alleata di Roma, subì l’imprevisto e violento attacco di Magone, fratello minore dei più celebri condottieri cartaginesi Asdrubale e Annibale. Magone distrusse, devastò e saccheggiò la città che, a suo dire: “Non meritava di essere risparmiata perché priva di una buona vigna”.
Da allora la viticultura ligure è sicuramente migliorata. Forse Magone oggi avrebbe risparmiato questa regione che vanta appunto una tradizione enologica di origine antica, sebbene la sua terra sia particolarmente difficile da coltivare.
Con i suoi 1,500 ettari vitati e una produzione di più di 46.000 ettolitri di vino, la Liguria si colloca tra gli ultimi posti in Italia per importanza del settore. Tuttavia, le condizioni spesso estreme dal punto di vista del territorio danno oggi risultati pregevoli e vini assolutamente unici nel panorama non solo nazionale.
Il territorio della regione, percorso in gran parte da un arco montuoso situato a breve distanza dal mare, ha sempre reso difficile il lavoro degli agricoltori. Basta osservare i vigneti terrazzati a picco sul mare della zona delle Cinque Terre, ricavati scavando il fianco della montagna e rinforzandolo con muretti a secco in pietra, per capire come mai in Liguria si parla spesso di viticultura eroica.
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Caratteristiche del vino bianco della Liguria
A causa delle caratteristiche morfologiche la coltivazione della vite nella regione non può quindi essere di grande estensione, e conseguentemente anche le realtà produttive sono perlopiù di dimensioni medio‐piccole. Si producono tuttavia vini della Liguria di qualità, con caratteristiche molto particolari di salinità, difficilmente presente nei vini prodotti altrove, derivante dalla vicinanza al mare.
I vitigni più diffusi nella regione sono a bacca bianca, che rappresentano infatti il 64% del totale. La produzione dei vini liguri bianchi si concentra in particolare nell’area centrale e orientale. I due vitigni autoctoni più coltivati sono il Vermentino (23%) ed il Pigato (13%), seguono poi produzioni minori (ma non per qualità) derivanti dai vitigni quali Bianchetta Genovese, Albarola, Bosco (questi due vitigni tipici della zona delle Cinque Terre).
In Liguria sono attualmente presenti 8 DOC:
- Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
- Colli di Luni
- Colline di Levanto
- Golfo del Tigullio
- Riviera Ligure di Ponente
- Rossese di Dolceacqua o Dolceacqua Rossese
- Val Polcevera – che prevede la sotto denominazione del vino bianco della Liguria chiamata Val Polcevera Coronata
- Pornassio o Ormeasco di Pornassio
Il vino bianco ligure delle Cinque Terre
Il paesaggio viticolo delle Cinque Terre è fra i più suggestivi che si possano osservare al mondo, con vigneti piantati in ripidi e scoscesi pendii, su terrazzamenti che degradano verso il mare.
Andrea Bacci, filosofo, medico e scrittore vissuto nel 1500, parlando nel suo libro “De Naturalis Vinorum Historia” dei suggestivi vigneti della Cinque Terre, scrisse che le uve di questa terra «sono di maggiore pregio poiché, a causa delle asperità dei luoghi, vengono prodotte in quantità ridotte e sono prive di ogni eccessiva umidità».
Bacci si sofferma in particolare su due vini della Liguria prodotti nelle Cinque Terre, il prezioso amabile e il più comune razzese. Erano entrambi prodotti interrompendo la fermentazione dopo pochi giorni, quindi versati in piccole botti all’interno di navi che prendevano poi la via del mare e, grazie al movimento e al viaggio, al loro ritorno erano migliori di quando erano partiti.
Oggi i vini delle Cinque Terre sono prodotti con le uve Bosco, Albarola e Vermentino, dalle quali si ottengono vini bianchi secchi e lo speciale, oltre che raro, Sciacchetrà. Questo vino bianco ligure è uno dei più rari vini italiani da dessert.
Dal punto di vista vitivinicolo, la località più rappresentativa delle Cinque Terre è certamente Riomaggiore, dove sono definite le tre sottozone di Costa de Campu, Costa dà Posa e Costa de Sèra.
I vini bianchi secchi delle Cinque Terre sono di medio corpo, caratterizzati da una buona freschezza e una inimitabile salinità conferita dalla vicinanza con il mare.
Il re delle Cinque Terre è però lo Sciacchetrà, un raro ed eccellente vino dolce prodotto con uve appassite. Lo Sciacchetrà (“Sciac”, significa schiacciare e “trà”, mettere da parte, sottoporre a lungo invecchiamento), in dialetto è detto anche refursà (rinforzato). Questo vino ligure bianco è infatti prodotto con uve sovrammature lasciate appassire in locali aerati o più raramente ormai su graticci appesi alle case affacciate sul mare, così da favorire la perdita di acqua e la concentrazione del succo.
Lo Schiacchetrà è di color oro, dolce, vellutato, di gran persistenza e personalità unica. Deve maturare per almeno un anno prima della commercializzazione, tre anni per la versione riserva. Lo Sciacchetrà rappresenta uno dei vini dolci italiani più rari (difficile da trovare e molto costoso!). Questo vino bianco ligure pregiato è un eccellente abbinamento per dessert, in particolare di mandorle e frutta secca, o con formaggi piccanti e stagionati.
Il Cinque Terre nella versione bianco secco ha sentori fruttati e al palato risulta “pieno”.
Entrambi possiedono un invidiabile bagaglio storico, essendo stati lodati da famosi personaggi, tra cui Petrarca, Pascoli ed Eugenio Montale che amava a tal punto le Cinque Terre che a Monterosso, dove trascorreva le sue estati, gli è stato dedicato un parco letterario.
Gli altri vini bianchi liguri
Le uve bianche più caratteristiche della Liguria sono certamente il Vermentino (vitigno derivato da un clone di malvasia originario della Spagna, ma almeno da quattro secoli in Liguria) e il Pigato (clone dello stesso Vermentino), spesso utilizzate in purezza. Questi vitigni spaccano idealmente la regione in due con il Pigato re del Ponente (celebre è quello che si produce ad Albenga, in provincia di Imperia) e il Vermentino principe del Levante ligure, pur trovandosi ampiamente anche nel ponente.
Recentemente si stanno registrando lodevoli iniziative nelle aree DOC di Val Polcevera e Tigullio per la rivalutazione del vino bianco della Liguria chiamato Bianchetta Genovese (che poi è il nome con il quale è nota l’Albarola a Genova).
Altra area di sicuro interesse enologico è quella dei Colli di Luni, influenzata ampiamente dalla vicina Toscana. In quest’area, l’uva a bacca bianca più diffusa è il Vermentino, utilizzato sia in purezza sia per la produzione del Colli di Luni Bianco, al quale si aggiunge Trebbiano Toscano e altre uve a bacca bianca.
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Per il vino bianco Liguria vuol dire anche DOC Riviera Ligure di Ponente (estesa in tre province: Genova, Savona e Imperia). In questo territorio, primeggia il Pigato, meno sapido ma più “di corpo” e profumato del Vermentino, comunque ampiamente presente in questa Doc.
Passando alla provincia di Genova, due le DOC. La prima, Valpolcevera, comprende 6 vini bianchi, in cui spicca il mitico Coronata di cui diremo dopo. La seconda, Golfo del Tigullio, comprende oltre i già citati Vermentino e Bianchetta genovese, un aromatico, dolce, effervescente, ma sapido Moscato.
Infine la provincia di La Spezia con ben tre DOC. La prima: Colline di Levanto (quattro comuni) comprendente un Bianco prodotto con le stesse uve del Cinque Terre, ma in proporzioni diverse. La seconda è la Cinque Terre di cui abbiamo già detto in precedenza.
Il territorio fuori della DOC delle province di Savona Genova e La Spezia, conta inoltre 3 IGT: a Genova Colline del Genovesato, a La Spezia Golfo dei Poeti, a Savona Colline Savonesi con una particolarità: la Lumassina, un vino bianco secco, leggero e invitante.
Il vino ligure bianco da provare: il Coronata
Sulle alture di Cornigliano, diventate famose nei tempi recenti per la vista sul tragicamente crollato Ponte Morandi, si erge la collina di Coronata il cui nome deriverebbe da “columnata”, ossia dalle colonne che erano impiantate nei terreni di confine a supporto delle vigne. Vigne che danno origine a un bianco che da secoli viene prodotto in Val Polcevera nei comuni di Morego, Sestri Ponente, Fegino, Borzoli e, appunto, Coronata.
Oggi, dopo essere stato per anni quasi introvabile, se non nelle cantine di qualche contadino che ne produceva per il fabbisogno familiare, grazie all’intraprendenza di alcune piccole aziende agricole locali (quelle di Cognata e Bruzzone su tutte) sta vivendo una sorta di rinascita.
Il Val Polcevera Coronata si produce con le uve dei vitigni Bianchetta Genovese, Vermentino e Albarola da soli o congiuntamente per almeno il 60%; possono inoltre essere utilizzate le uve dei vitigni Pigato, Rollo e Bosco per un massimo del 40%.
Il Coronata ha un colore vivo e al naso è intenso e fine, con note di frutta bianca un po’ macerata. Nell’assaggio colpisce subito la salinità intensa tipica ligure, oltre a una nota amara finale.
La caratteristica più tipica del bianco di Coronata è il suo sentore di zolfo che qualcuno sostiene fosse generato dalle abbondanti dosi di verderame utilizzate nelle vigne mentre altri, vogliono che lo zolfo provenisse dai fumi delle vicine acciaierie.
Abbinamento con i vini bianchi della Liguria
“U vin giancu de Cônâ” si accompagna al pesce in generale, al “ciupin” (la zuppa di pesce ligure), alle lattughe ripiene e anche al salame di S. Olcese consumato classicamente con le fave.
Abbinamenti questi che valgono un po’ per tutti i vini bianchi liguri. Perché il vin giancu (bianco) oltre che con il pesce, il pesto e l’immancabile fugassa, si abbina anche ad alcuni prodotti di terra della regione. Come d’altronde ricorda anche l’amatissimo Fabrizio De Andrè nella sua Creuza de Ma:
A ‘ste panse veue cose ghe daià
E a queste pance vuote cosa gli darà
Cose da beive, cose da mangiä
Cose da bere, cose da mangiare
Frittûa de pigneu giancu de Purtufin
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
Çervelle de bae ‘nt’u meximu vin
Cervello di agnello nel medesimo vino
Lasagne da fiddià ai quattru tucchi
Lasagne da tagliare ai quattro sughi
Paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi
Pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
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