Il Montefalco Sagrantino DOCG è il rosso che ha reso l’Umbria famosa in tutto il mondo. Scopriamo la storia affascinante del vino Sagrantino di Montefalco DOCG!
Raccontare cosa rende unico il vino Montefalco Sagrantino DOCG richiede più di una parola: è il suo carisma, la sua essenza e il suo mistero.
Dove nasce il Sagrantino di Montefalco DOCG?
Il Sagrantino è coltivato esclusivamente a Montefalco, villaggio di antica fondazione romana, e nei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi.
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Una lunga storia, di uomini e vino…
Questo vitigno non presenta alcun legame di parentela con altri vitigni italiani.
Sembra che l’origine del vino Sagrantino di Montefalco sia da ricercarsi fra i rami dell’albero genealogico del Saperavi georgiano, al di là del Caucaso.
Il Sagrantino, vino rosso umbro di Montefalco, potrebbe infatti esser giunto in Italia con i pellegrinaggi dei frati francescani che avevano avuto modo di apprezzarne l’alto grado zuccherino e l’eccellente resistenza al marciume.
Nel XIV secolo erano già in vigore leggi che si invocavano per tutelare il “sacro vino di Montefalco”. Ai produttori che non possedevano vigneti di Sagrantino di proprietà, ma mettevano in comune il proprio raccolto di uva Sagrantino, era inflitta la stessa pena prevista per i ladri.
Nel XVII secolo, era applicata la pena di morte per chi avesse tagliato una pianta di vite di Sagrantino di Montefalco di proprietà altrui. All’epoca il Sagrantino di Montefalco non veniva venduto: il vino Sagrantino era usato solo per le feste religiose, per le ricorrenze familiari e dai sacerdoti per officiare la comunione. Non è infatti casuale che il termine “Sagrantino” si faccia risalire ai concetti di “sacro” e “sagra”.
Montefalco Sagrantino DOCG – Passito
Un tempo, il Sagrantino di Montefalco era prodotto solo nella versione passita. Dopo la vendemmia, i grappoli di uva Sagrantino venivano lasciati appassire per alcuni mesi, ottenendo una variante appunto “passita” del vino.
La ragione è semplice: il Sagrantino è caratterizzato da bacche piccole e non dà raccolti abbondanti.
Tali caratteristiche donano al vino Sagrantino un contenuto di tannini eccezionalmente alto. La soluzione messa a punto nel Medioevo fu quella di bilanciare i tannini attraverso l’appassimento, processo che concentra gli zuccheri naturalmente presenti nelle bacche. Il Sagrantino di Montefalco così prodotto era carico, ricco ed intenso.
Montefalco Sagrantino DOCG – Secco
Il Sagrantino secco di Montefalco rappresenta una relativa novità nell’enologia locale.
La vendemmia del 1972 rappresentò, infatti, la prima prova di vinificazione di questa versione di vino Sagrantino in Umbria.
Come il vino passito, anche il vino Sagrantino secco invecchia per 30 mesi, di cui 12 in botti rigorosamente di rovere.
La gradazione minima stabilita per legge è di 13% vol. per il secco e 14,5% vol. per il passito.
Note di degustazione
Di seguito alcune caratteristiche emerse in fase di degustazione di questo rinomato vino.
Il Sagrantino passito, ottenuto da uva Sagrantino stramatura lasciata ulteriormente appassire per due mesi, appare di un rosso granato vivace, al palato si presenta dolce ma ben bilanciato, con una nota finale tendente al secco.
Il Sagrantino secco è di colore rubino carico, al naso si presenta intenso con note persistenti di frutto di bosco, tartufo e mora, al palato è asciutto e ben strutturato. Il vino Sagrantino secco è un vino rosso per intenditori, che siano capaci di apprezzarne il carattere ricercato e mutevole.
Il riconoscimento della DOCG
Il Sagrantino di Montefalco ha ottenuto la denominazione DOC nel 1979 e la DOCG nel 1992.
L’abbinamento ideale per il vino di Montefalco è il tartufo, protagonista di numerose ricette della tradizione umbra. Il Sagrantino Montefalco si sposa particolarmente con la carne alla griglia, con la zuppa di ceci, ma anche con formaggi stagionati, biscotti e cioccolato.
Il Sagrantino vino così ottenuto è molto famoso e pregiato, ma quale sarà il miglior Sagrantino di Montefalco?
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